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Diari di drammaturgia

La parola contagiosa e i treni di luce diario #1 dal mondo a distanza

di Vincenza Di Vita

Messina, 16 dicembre 2020

“I’ve tasted blood and I want more (more, more, more)/ I’ll put up no resistance, I want to stay the distance/ I’ve got an itch to scratch, I need assistance/ Touch-a touch-a touch-a touch me,/ I wanna be dirty/ Thrill me, chill me, fulfil me” canta una ventenne Susan Sarandon in The Rocky Horror Picture Show, le parole di questo brano le sento fortemente mie e il suo desiderio di godimento del tocco della carne è anche mio. È vero che anche la penna affonda il foglio e l’inchiostro-sperma ingravida. Ma gli umani per riprodursi, anche in laboratorio, necessitano di uno scambio cellulare, di un contagio.

Quello che segue è un diario (? Beh forse solo una riflessione durata un viaggio) che prende avvio dai ricordi recentissimi nati in seno al percorso che mi ha condotto “senza contatto fisico” dagli amici della squadra di Write. Ora tutto questo è assurdo e illogico ma è vero (per il lettore più scrupoloso posso fornire dettagliate documentazioni, referti medici, mail ad asp eccetera e perfino registrazioni telefoniche a cui neanche il buon vecchio Kafka potrebbe credere!).

I viaggi in treno sono gli unici che hanno ancora un sapore antico. Non ho mai raggiunto un luogo in calesse o a cavallo, o in carrozza. Se fossi stata una persona, vivente in un tempo altro o passato o in un presente parallelo, dove la carrozza sarebbe stata in uso poco prima del treno, forse mi sembrerebbe un mezzo moderno o contemporaneo. Tutto è relativo e nel mio tempo interiore il treno è passato, il treno passa ed è passato. Perché il treno agisce ed è agito dal tempo, in una meccanica che coinvolge uno spazio esterno in movimento? No. Lo spazio resta fermo e il corpo di chi vive il cambiamento dell’attraversamento in movimento è fermo, seduto o in piedi, disteso o in un apparente spostamento, ma è mosso non si muove. Ciò che si muove è lo sguardo e il pensiero. Credo che il treno sia l’ultimo baluardo di un tempo che scorre senza troppa velocità, un metallico e rumoroso modo di apprendere e curiosare l’intimità di un paesaggio da un finestrino. Raggiungo Messina da Torino in treno. Di notte contemplo la neve di Alessandria, mi sveglia il sole che si riflette sul mare di Gioia Tauro, più di quanto un ambito caffè potrebbe fare, la telefonata affettuosa di un amico che gioisce della bellezza del mare di Sardegna mi scalda con il profumo salmastro delle sue parole.  Dalle onde mosse dal vento dello Stretto che il treno – questa volta fermo e mosso da un traghetto sull’acqua: che magico artificio l’ingegneria navale, penso – apprendo dei patologici ritardi che un mezzo di trasporto “antico” non può smentire. Mi ritrovo in una stazione ferroviaria colma dei detriti di deliranti burocrazie corrotte, lontanissima dai dettami delle protezioni anticovid a cui l’altra Italia mi ha “abituata”. Sono accolta da una umanità a cui sembra non importare del contagio, la Sicilia non teme la peste polmonare pandemica. Ma paradosso vuole che per una manciata di ore il mio tampone molecolare RT-PCR (test molecolare virus) SARS-COV 2 seppure abbia dato esito negativo, impone che io resti in “isolamento fiduciario” per 10 giorni. Sono a Messina. C’è Write a Messina e io sono a Messina, sebbene non viva più in Sicilia. Ma un decreto regionale sostiene che io sia una potenziale criminale per procurata pandemia colposa e pertanto anche io – a Messina per Messina da Messina – mi sottometto alla negazione del contatto, anche solo visivo, o alla condivisione di uno spazio, anche se a distanza.

Quando il mondo che conoscevo è finito ho pensato che questo nuovo mondo che è cominciato ci avrebbe lasciato più poveri. Non mi riferisco qui alla crisi economica, perché con il tempo impari che se ami qualcosa o qualcuno non c’è scarpa rotta che possa fermare il cammino che ti conduce a raggiungerla, ma mi riferisco ai vuoti interiori. Questo nuovo mondo a distanza ci ha resi più forti. Siamo forti perché possediamo la cocciuta e ferma volontà di sapere che chi ami abbia ancora una voce, emanata da un corpo vivo, un volto che sorride e che puoi guardare da uno schermo e commuoverti perché si muove con te (perdoni il lettore l’involontaria allitterante sinfonia).

Siamo forti perché i teatri e i musei sono chiusi e noi li abbiamo riaperti, con la stessa ostinazione di sempre. “Le cose belle sono difficili”. Adesso davvero è impossibile che il mondo non lo sappia. Adesso davvero Write ha contagiato le vene del corpo virtuale. Adesso ci siamo qui e ora. Sono partita il 13 dicembre nel giorno più breve dell’anno. Era il giorno in cui si celebra la luce. Ho viaggiato su di un mezzo mosso dalla luce. Buona irradiazione a tutti. Buona parola e buona arte a tutti. Buon Write 2020.

La responsabilità del sacro diario #2 dal mondo a distanza

di Vincenza Di Vita

Messina, 17 dicembre 2020

“La morte è crudeltà, la resurrezione è crudeltà, la trasfigurazione è crudeltà, poiché in tutti i sensi e in un mondo chiuso e circolare non vi è posto per la vera morte, poiché un’ascensione è uno strazio, poiché lo spazio chiuso si nutre di vite, e poiché ogni vita più forte passa attraverso le altre, e quindi le consuma, in un massacro che è una trasfigurazione e un bene. Nel mondo manifesto, metafisicamente parlando, il male è legge permanente, e il bene uno sforzo, dunque una crudeltà supplementare.”

Antonin Artaud, qui sopra citato, afferma – tra le molteplici enunciazioni e dichiarazioni sottintese e manifeste in queste poche e dense righe – quanto il bene crudele, della vita nella realtà teatrale, implichi l’adesione a un glossario mai definito o definibile. L’artista è, non si autodefinisce, non definisce. Pierre Bourdieu sostiene che in ambito artistico “l’esclusione soggettiva («non m’interessa» o «non è roba per noi») non è altro che l’effetto di una esclusione oggettiva.” Si può banalmente sostenere che l’arte si autoescluda ma non è possibile sostenere che l’arte sia opponibile o emancipabile dal regno dei sensi. Questo rende urgentissima la riflessione degli autori e artisti coinvolti nella seconda giornata di Write 2020. Il tema dell’attesa, l’ombra del sacro o il sacro adombrato dalla crisi valoriale?!

Il teatro non può e non deve necessariamente affermarsi attraverso lo spazio di un unico corpo. Il teatro si muove nello spazio e, i corpi attoriali, o le pagine inchiostrate di letteratura teatrale, sono interscambiali-mutabili-dissacrabili. La coercizione alla definizione, la creatività imbavagliata nella tecnica, conferisce a un tema come L’attesa l’essenza stessa del Teatro, da intendersi come pratica estetica tout court. La domanda, che mai dovrebbe essere taciuta, che dà a una opera d’arte la costituzione di “opera civile” o “impegnata politicamente” è possibile solo perché lo spettatore, il lettore, il fruitore viene condotto nella possibilità di una esperienza percettiva di quella stessa opera nel suo corpo.

L’incarnazione dell’opera concede la mutazione sacrificale, uno sdoppiamento verticale con il divino, non più umano, non più infero del terreno su cui oggi l’umanità inciampa. Si è ormai nella morte del buio di scena, nella cornice priva di tela, nella luce negata allo scatto fotografico. Non si è se non nella crudeltà di appropriazione di quel solo desiderio che può renderci divini, abbandonando il corpo. Divenendo macellai dei propri corpi-capri da espiare ovvero pugnalando il se stesso indolente al bello, sottomesso alla gabbia della convenzione, macerato e corrotto dalla convinzione del giudizio a ogni costo: qui si sta come alla morte. Arte è sempre attesa perché arte è vita e vita è attesa di morte. Perché allora negarsi alla morte, all’Arte?

Fuori di sé si compie l’Opera.

Fuori di sé è l’occhio vitreo di Rosario Catrimi ritratto in una Narciso dalla vanità negata e solo immaginata nella storia finzionale di una serie tv in cui s’identifica il personaggio del testo di Senem Cevher.

Fuori di sé e dentro la carne è il piscio descritto da Lina Prosa che diventa armatura di sangue cucita da un ago di filo da Tania Giordano.

Fuori di sé ma in gabbia è la solitudine del lasciar morire anagrafica bellezza, narrata da Silvia Zoffoli e in cui Carmine Prestipino però non sa identificare un tempo. Il fotografo dopo 139 scatti sceglie il dolce ritratto della medietas.

Riferimenti bibliografici:

Antonin Artaud (2000), Il teatro e il suo doppio, Einaudi, Torino p. 218.

Pierre Bourdieu (2001³), La distinzione. Critica sociale del gusto, Il Mulino, Bologna, pp. 270-381.

Telepatie residenziali diario #3 dal mondo a distanza

di Vincenza Di Vita

Messina, 18 dicembre 2020

Télépathe et Pénélope
Pénélathe et Télépope
Pélénathe et Ténépope
Népépathe et Létélope
etc.

Marcel Duchamp, Télépathe et Pénélope…, entre 1912 et 1968, note autographe pour “Jeux de mots”, encre violette sur papier, 20,9 x 13,3 cm, Paris, Centre national d’art et de culture Georges Pompidou.

Arte e telepatia è un connubio da sempre indagato dagli artisti, ben prima del 1882, quando Frederic William Henry Myers normò la sua definizione pe gli studi sul paranormale. Giulio Baffi, martedì scorso, durante la primissima diretta web di Write 2020, accenna a questo tema e io istintivamente rispondo con un “ahahahahah” nella chat di Zoom. La mia reazione è debitrice del profondo divertimento in me provocato. Così chiedo alla mia alleata Paola – studiosa di energia ma non solo – di darmi qualche suggerimento letterario, scopro un mondo d’inchiostro e mi sento sostenuta e decisa a scriverne in questo terzo diario.

La stesura di questo scritto è travagliata. In questa edizione il nuovo mondo e il modo di Write mi concedono di dis-occuparmi di faccende pratiche. La residenza è virtuale e non comporta la cura fisica per gli amici, che ogni ospite amorevole sa quanta ansia e gioia comporti. Non sono più legata all’Ateneo di Messina e nei confronti degli studenti non ho alcuna responsabilità e neanche la condivisione del risveglio o dei quotidiani rituali che separano le gerarchie e rendono fratelli, quando si vive insieme, anche se per poco tempo, condividendo emozioni forti e risolvendo, con stima e fiducia reciproche, ogni inciampo.

Quando ho letto, nel testo consegnato per oggi da Luana Rondinelli, del vano tentativo di abbracciare una statua senza braccia, un’angoscia dal sapore di vuoto mi ha costretta a ripensare alla perdita di compimento. Compiere è etimologicamente un riempimento di vuoti.

Non c’è vergogna nella realizzazione dei classici ancora oggi. Tra gli altri Carmelo Bene, Heiner Müller – non cito i vivi per non scontentarne alcuno – in tempi di grandi crisi hanno saputo riempire con la letteratura teatrale i vuoti della politica, smembrando i classici e riportando su di loro la giusta attenzione. Ieri al telefono Turi Zinna, con un filo di voce, dal suo inferno covidorrorifico mi fa sapere che segue Write, che ci vorrebbe più dibattito come questo, che stiamo facendo bene. Ma mi chiede e si chiede se ci saranno ancora grandi intellettuali di teatro come Bertolt Brecht, o se noi teatranti smetteremo di fare inopportunamente le vittime o peggio continueremo ad adattarci al sistema e ricominceremo a prendere in considerazione la relazione tra umano e digitale e ciò che questo ha comportato e adesso comporterà. Ancora una volta niente di nuovo, ma non per questo è sbagliato occuparsene.

La letteratura teatrale è un bene da tutelare e prescinde dalla regia e dalla messa in scena, è scandaloso che un editore come Maximilian La Monica – indubbiamente l’unico in Italia con Editoria & Spettacolo a occuparsi esclusivamente di teatro, esclusivamente su carta stampata, esclusivamente da ex allievo di un pezzo di storia quale fu Perla Peragallo, esclusivamente senza chiedere alcun contributo economico di alcun genere alla pubblicazione – debba ribadirlo. È terrificante dovere ancora ribadire che il testo teatrale è letteratura.

Il lavoro del drammaturgo è legato alla regia e alla messa in scena ma “il testo nasce nella testa dell’autore”, sostiene Rino Marino. Il mondo altro di Rino Marino ha dentro una grande energia perché è fuori dal tempo e dallo spazio. Quando mi sono confrontata con l’autore su cosa potesse venire fuori dal lavoro di Cinzia Muscolino, scultrice tra le altre cose, lui mi ha rivelato di avere pensato a una gabbia di cemento. Quando stamattina scopro che l’opera di Muscolino è composta da tre lastre di cemento in cui è sepolta la battuta e il personaggio, ripenso alla telepatia ma non solo. Manlio Marinelli scrive sul tema dell’attesa usando gli stessi personaggi e l’ambientazione di Rino Marino, una prigione, vittima e carnefici. Lorenzo Cassarà interpreta Marinelli mettendo in scena una performance in cui giacciono tutti i dettami del mostruoso elettrico di David Lynch e molto altro. Giovanni Castro, coerente con la sua poetica, realizza un trittico ispirato al testo di Aurélie Vauthrin-Leden, in cui si “vuole mettere in relazione – dichiara Castro – il tema dell’attesa con la condizione di incompletezza, dove un modello in noi ha già prefigurato la misura di ciò che manca”.

Tino Caspanello ha dichiarato ieri, in chiusura alla terza giornata di dialoghi di Write 2020, quanta importanza abbia la veggenza dell’artista, che “sa andare oltre, interpretando la magia di simboli e la nuova mitologia che viviamo”.

Il mostruoso, il mostrare e il mostro hanno una comune origine verticale: divina.

NOTE rintracciate superficialmente dal web (Oxford,Treccani, Wikipedia):

telepatìa s. f. [comp. di tele- e -patia, per adattam. dell’ingl. telepathy]. – Supposto fenomeno parapsicologico in base al quale sarebbe possibile la percezione extrasensoriale di ciò che un altro individuo sente o pensa.

Dramma (dal greco δρᾶμα, “drama” = azione) è un’opera teatrale, la drammaturgia è una forma letteraria che include parti scritte per essere interpretate da attori.

Letteratura l’insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque.

La letteratura teatrale o letteratura drammatica è quella branca della letteratura che comprende opere letterarie destinate o scritte per la rappresentazione dal vivo. Parlando di un autore, non è sbagliato indicare con il termine drammaturgia la produzione artistica dello stesso: i due termini, drammaturgia e letteratura teatrale, non sono però sinonimi.

Suggerimenti sitografici:

https://www.artcena.fr/actualites/vie-professionnelle/decouvrez-le-palmares-de-la-saison-20202021-de-contxto

https://www.editoriaespettacolo.com/

http://eurodram.fr/

https://eurodramcomitaliano.wordpress.com/

https://www.maisonantoinevitez.com/fr/traducteurs/comite-italien-14.html

Eucatastrofe, fiaba e i maestri di filosofia omonimi diario #4 dal mondo a distanza

di Vincenza Di Vita

Messina, 19 dicembre 2020

Nel numero 47 della Rivista Illuminazioni (http://www.rivistailluminazioni.it/wp-content/uploads/2020/06/Vincenzo-Cicero_EUCATASTROFE-DEL-FIABESCO-ODIERNO-PER-UNA-FILOSOFIA-DEL-FANTASY.pdf ) Vincenzo Cicero scrive:

Fissiamo allora gli ingredienti fondamentali del fantasy, che sono cinque e corrispondono ad altrettanti aspetti:

•un cosmo “altro”, diverso dal nostro, retto da leggi fisiche sue particolari (aspetto para-e sovra-naturale);

•un eroe o un gruppo di eroi in lotta contro un nemico da sconfiggere (aspetto epico);

•la presenza di arti divinatorie e incantatorie (aspetto magico);

•il dispiegamento di un viaggio/ricerca in vista di una redenzione, di una salvazione collettiva (aspetto autoformativo e, insieme, soteriologico);

•l’esistenza di creature fantastiche: elfi, streghe, maghi, mostri, troll, draghi (aspetto teratologico).

I cinque aspetti analizzati dal filosofo Cicero serviranno qui da modello per un’applicazione del “fiabesco” all’universo di Write.

1. aspetto para-e sovra-naturale

Piattaforma online di condivisione virtuale = zoom = lavoro paziente e generoso del naturalissimo e umano Edoardo Borzi.

2. aspetto epico

Cinzia Muscolino inventa una soluzione alternativa per un Write online con un gruppo di eroi:

3. nemico da sconfiggere:

DPCM 3 novembre 2020, le cui disposizioni si applicano, in generale, dal 6 novembre al 3 dicembre 2020 (art. 14, co. 1). I primi interventi specifici per fronteggiare l’emergenza epidemiologica nel settore dei beni e delle attivitàculturali sono stati previsti dal D.L. 17 marzo 2020, n. 18 (L. 27/2020) e, in gran parte sono poi statirafforzati dal D.L. 19 maggio 2020, n. 34 (L. 77/2020) e dalD.L. 14 agosto 2020, n. 104 (L. 126/2020).

In particolare, dal 6 novembre 2020, su tutto il territorio nazionale:

–  sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto (già sospesi dal 26 ottobre 2020);

– sono vietate le sagre, le fiere di qualunque genere e gli altri analoghi eventi (già vietati dal 26 ottobre 2020);

–  sono sospesi i convegni, i congressi e gli altri eventi, ad eccezione di quelli che si svolgono con modalità a distanza (già sospesi dal 26 ottobre 2020);

–  sono sospesi le mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi dellacultura (novità del nuovo DPCM) (art. 1, co. 9, lett. m), n), o), r)).

4. aspetto magico

Dal 15 al 19 dicembre 2020 Tino Caspanello ideatore e direttore artistico di Write dà inizio a “quel lungo momento magico prima del risveglio”:

nove autori italiani e stranieri, ciascuno dei quali, nell’arco di ogni singola giornata, compone un breve testo teatrale; i testi sono affidati a nove diversi artisti coinvolti nel progetto che realizzano opere.

5. aspetto autoformativo e, insieme, soteriologico

Gli artisti si confrontano tra loro su quanto realizzato in base agli abbinamenti e alle opere partorite.

6. aspetto teratologico

Varie figure e ruoli interagiscono con gli eroi per la realizzazione dell’Eucatastrofe (a parte chi scrive):

OSPITI
Giulio Baffi – presidente Associazione Nazionale Critici di Teatro
Claudia Cannella – direttrice della rivista Hystrio
Giusi Diana – Critica d’Arte e curatriceMaximilian La Monica – Editoria & Spettacolo
Stéphane RescheEurodram e Università Paris Est Créteil
Dario Tomasello – professore Università di Messina
GIORNALISTI
Giusi Arimatea, Vincenzo Bonaventura, Marta Cutugno,

 Gigi Giacobbe, Filippa Ilardo, Paolo Randazzo,

Elisabetta Reale, Alessandro Toppi,
INTERPRETI E TRADUTTORI
Antonella Babbone, Selene Di Bella
RIPRESE VIDEO
Emanuela Licciardelli

CURATELA PROGETTO DAMS UniMe Katia Trifirò

ORGANIZZATORE Gigi Spedale

UFFICIO STAMPA Chiara Chirieleison

Conclusioni

[I]l racconto eucatastrofico è la vera forma di fiaba, e la sua funzione suprema.[…]L’Eucatastrofe è l’improvviso ‘capovolgimento’ gioioso [the sudden joyous ‘turn’], e questa gioia –che il fiabesco sa suscitare in maniera esemplare –è una grazia improvvisa e miracolosa [a sudden and miraculous grace]: se essa non nega la discatastrofe (il dolore e il fallimento), nega però la sconfitta cosmica finale, «e in quanto tale è evangelium, perché fornisce un fugace balenio di Gioia[Joy], Gioia al di là delle mura del mondo, intensa come afflizione. Quando avviene l’improvviso ‘capovolgimento’ abbiamo una visione straziante della gioia, del desiderio del cuore che per un momento oltrepassa la cornice del racconto, lacera la ragnatela della vicenda, e permette che un bagliore la trapassi.

Cit. da Tolkien per Vincenzo Cicero (grazie Maestro! Tua VDV)

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